Moda e lusso: la transizione ecologica sta avanzando, ma a un ritmo lento.

04 Novembre 2023 3144
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La transizione ecologica nel campo della moda e del lusso avanza, anche se a ritmo lento. Negli ultimi tempi lo sviluppo sostenibile ha assunto un ruolo centrale nel settore della moda e del lusso per quanto riguarda investimenti, regolamentazione, comunicazione, catena di fornitura e produzione. Tuttavia, i progressi in questo ambito sono complessi, come evidenziato dal Venice Sustainable Fashion Forum, in cui sono state affrontate questioni quali i ritardi nell’attuazione della transizione, le disparità tra Nord e Sud e gli impatti ambientali e sociali, e le contraddizioni tra comportamento e coscienza dei consumatori. il microscopio.

Lo scorso anno si era aperto in Italia, primo produttore di beni di lusso in Europa, il summit di Venezia, l'evento tenutosi il 26 e 27 ottobre con l'obiettivo di posizionarsi come il nuovo standard di sviluppo sostenibile. Coordinato da Sistema Moda Italia (SMI), The European House - Ambrosetti e Confindustria Veneto Est, la seconda edizione del summit è stata incentrata sul tema 'Boosting Transition'. Flavio Sciuccati, direttore della divisione moda globale di Ambrosetti, ha sottolineato l'urgenza di un cambiamento nel settore.

In concomitanza con l'evento è stato condotto uno studio approfondito che ha coinvolto circa 2.800 produttori della filiera e 100 primarie aziende di moda europee. Lo studio ha rivelato che nel 2020 i 27 membri dell’UE hanno prodotto 6,9 milioni di tonnellate di prodotti tessili finiti, con un notevole impatto ambientale. Il rapporto prevede inoltre un forte aumento della domanda di prodotti tessili e accessori, che potrebbe potenzialmente raddoppiare entro il 2025.

Nel frattempo, i rifiuti tessili sono in aumento; i consumatori nell’Unione Europea generano tra 5,2 e 7,5 milioni di tonnellate di rifiuti tessili ogni anno, il che si traduce in quasi 26 miliardi di capi di abbigliamento con una crescita prevista del 20% entro il 2030. Tuttavia, solo tre capi di abbigliamento scartati su 35 vengono riciclati ogni anno, mettendo così in discussione la validità dell’impegno dei marchi e dei rivenditori verso un’economia circolare.

Anche l’impatto sociale del settore della moda sembra essere in ritardo, come dimostrano le persistenti proteste dei lavoratori tessili in Bangladesh. Dal rapporto Ambrosetti emerge che meno del 2% dei lavoratori mondiali del settore beneficia di una retribuzione adeguata e di un contratto di lavoro adeguato.

La differenza tra l'intenzione dichiarata dalle aziende occidentali di operare in modo più etico e responsabile e la situazione reale sul campo, in particolare nel Sud, è stata un importante punto di discussione al Venice Sustainable Fashion Forum. Un interessante racconto condiviso da Matteo Ward, esperto di sviluppo sostenibile e co-fondatore del marchio eco-friendly Wråd, ha evidenziato la terribile situazione delle fabbriche tessili nella periferia di Dhaka.

Nonostante le ovvie difficoltà, nel settore si stanno facendo progressi, come dimostrato dalla ricerca. In un solo anno è raddoppiato il numero di aziende certificate dal Carbon Disclosure Project (CDP). Nel 2022, 71 aziende su 100 hanno adottato criteri ESG e, cosa interessante, nel 2023, il 78% delle aziende con un fatturato compreso tra 50 e 80 milioni di euro ha dovuto affrontare pressioni da parte delle banche sulla propria performance di sostenibilità.

Tuttavia, con le sfide attuali come il calo del potere d’acquisto, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, l’instabilità geopolitica, le pandemie, tra gli altri, la transizione ecologica sta senza dubbio rallentando. Tuttavia, le collaborazioni innovative nel settore della moda, come il progetto “Re-Nylon” di Prada, offrono uno spiraglio di speranza per un futuro più sostenibile.

Esistono anche opzioni strategiche a disposizione delle aziende per superare la transizione, come trasferire i costi sul mercato aumentando i prezzi o riducendo parzialmente i margini. Inoltre, c'è la richiesta di una nuova narrativa che accentui il valore dei prodotti sostenibili. Secondo Luca Solca, analista finanziario di Bernstein, le aziende che integrano con successo questi valori nel proprio DNA tendono ad ottenere risultati migliori.


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